Carissimi
amici,
da poco
abbiamo vissuto un altro momento qualificante e qualificato della vita
associativa: l’esperienza degli esercizi spirituali che si sono svolti dal 7 al
9 marzo c/o l’”Oasi di Maria” in Visciano (Nola).
Gli Esercizi
sono stati una forte esperienza di Dio, suscitata dall’ascolto della Sua
parola, compresa e accolta nel silenzio e nel proprio vissuto personale, sotto
l’azione dello Spirito Santo, e con la mediazione di una “Guida spirituale”
(nel nostro caso don Claudio Rajola giovane sacerdote gesuita), per acquisire
e/o rafforzare la capacità di discernimento, in ordine alla conversione della
vita e alla sequela di Cristo, per il compimento della propria missione nella
Chiesa e nel mondo.
Li abbiamo
vissuti come un Kairòs, un tempo di grazia per vincere noi stessi, per mettere
ordine nella nostra vita (rimettere Dio al centro) e per decidersi, senza false
motivazioni (discernimento), di diventare uomini e donne saggi e prudenti, e
crescere nell’amore.
Abbiamo sperimentato che il grande nemico della
fede da vincere non è l’incredulità,
ma la paura (quella di perdersi,
dell’altro, di essere fregati nelle relazioni…) e al tempo stesso abbiamo riscoperto che il Signore invece si presenta
sempre dicendo: non temere, Io ti ho
riscattato perché tu possa essere libero da questa paura.
Egli ci chiama
per nome, nel senso che ci riconosce come persona, come sua creatura. Ci chiama
per nome perché Lui con noi vuole entrare in relazione. E anche nei momenti in
cui si sperimenta il buio, il fondo, Lui è sempre con noi, non nel senso che ci
risolve i problemi (non è un Dio magico), ma perché ci insegna come affrontarli.
“Sono amato, dunque sono”. Egli ci stima e ci ama con le nostre
fragilità. L’immersione di Gesù nelle acque del Giordano (Mc 1, 9-11) è simbolo
di Colui che scende nelle profondità delle nostre esistenze per liberarci dalle
nostre emozioni disordinate. Ed è in questo incontro con un Padre amorevole e
misericordioso, che ci riconosce nella nostra identità, che incontriamo la
verità su noi stessi. e diventiamo capaci di riconoscere anche i nostri limiti.
Occorre allora
impegnarsi a vincere quelle resistenze che non ci permettono di raggiungere la
pienezza della relazione con Dio. Queste resistenze sono gli affetti disordinati (quando diventano
ossessioni): possedere, apparire, potere.
Il giovane
ricco del racconto evangelico (Mc 10, 17-31) è prigioniero di qualcosa ed ha
bisogno di aiuto; ha capito che Gesù può aiutarlo. La domanda da lui posta però
è sbagliata: per avere in eredità non deve fare nulla.
La questione vera
anche per noi è che pensiamo che la vita di fede, la vita eterna sia legata al
fare delle cose. Lo Spirito ci insegna
invece che non è il fare che ci permette di raggiungere la vita eterna, ma la
relazione con gli altri e di conseguenza con Dio.
L’espressione
biblica: “diventare pescatori di uomini”
(Mc 1, 17) significa tirare fuori le persone dal male, dagli affetti disordinati,
perché per primi si è sperimentato l’amore di Dio.
Le
preoccupazioni della nostra vita passano in secondo piano non quando facciamo
finta di non vederle o perché irresponsabilmente non ce ne occupiamo, ma quando
la passione per il Regno, l’accoglienza della persona di Gesù e delle relazioni
nuove che in lui nascono con il Padre e con i fratelli, determinano in noi un
nuovo ordine di priorità.
Abbiamo
bisogno di stare in pace con noi stessi,
consapevoli delle nostre doti e soprattutto dei nostri limiti. Con questi
soprattutto cerchiamo di riconciliarci,
di saperci scherzare sopra e, soprattutto di tentare di correggerli.
Abbiamo
bisogno di una grande libertà interiore,
di lasciare che il confronto con la Parola e con i fratelli (correzione
fraterna) metta in risalto anche le nostre eventuali zone d’ombra, le nostre
contraddizioni, la nostra necessità di conversione che non ci consentono di
accogliere il Vivente.
Impariamo a
custodire la Parola di Dio come un tesoro prezioso per la nostra vita e
condividiamola con altri nell’umile convincimento che nella lettura orante
delle Scritture si rinnova la scoperta del volto autentico di Cristo che si
rivela e rivela il Padre.
Nella familiarità
con la Parola di Dio scopriamo che il cammino della fede è un cammino graduale
e travagliato, è un passare dal vedere
fisico (Maria di Magdala) e da un vedere
attento e riflessivo (Pietro) a un vedere
spirituale che non si ferma più alle apparenze e alla riflessione (Gv. 20,
1-18).
Antonio Izzo